WALL STREET DOPO |
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L' 11 SETTEMBRE |
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11 settembre 2001, World Trade Center, due aerei si
schiantano contro le twin towers che crollano e con loro, crolla anche la
borsa affiancata
dall’economia americana. La tragedia delle torri gemelle ha colpito gli
Stati Uniti in un momento di grande debolezza economica, i dati diffusi il
quattordici settembre rilevarono che la produzione industriale calò in
agosto dello 0,8%. I risparmiatori si chiedono quale sarà il futuro dei
loro investimenti sul lungo periodo; è opportuno che essi riducano il
profilo di rischio del portafoglio per esempio eliminando gli strumenti
speculativi. La produzione era in flessione da undici mesi consecutivi,
mai dal 1960 si è assistito a un così lungo periodo di contrazione, il
22 settembre il dollaro scivolò nuovamente nei confronti di tutte le
valute europee ( soprattutto verso il franco svizzero ), mentre l’euro
si spinse a quota 0,9250. Infatti l’incertezza globale crebbe, la
business community aspettava con ansia la riapertura della più importante
borsa mondiale “Wall Street”. Ma i risparmiatori si chiedevano quale
sarebbe stato il futuro dei loro investimenti sul lungo periodo e se tutto
il mondo era destinato a entrare in una recessione oppure no; domande alle
quali era difficile dare una risposta certa e immediata poiché le
variabili possibili erano molte e nessuna si era definita con chiarezza.
La crisi americana influenzò anche le borse europee, infatti il bilancio
finale era complessivamente pesante nel panorama borsistico europeo, ma in
particolar modo a Piazza Affari dove la borsa di Milano ha perso quasi il
23%, il 25 settembre l’indice Mibtel a 17382 si è dimezzato rispetto al
massimo del 6 marzo del 2000, a preoccupare gli operatori non era soltanto
il ribasso ma erano soprattutto i volumi, balzati da 2,7 miliardi di euro
a 4,9 miliardi di euro nell’arco di una settimana. Dieci giorni dopo
l’attentato, la borsa americana spaventata dai pericoli di guerra e di
recessione scivolò per la quinta seduta consecutiva archiviando la
seconda peggiore settimana dalla grande depressione del 1933. I sintomi
del grande nervosismo e della grande volatilità della borsa emersero
dall’andamento dell’ultima seduta, dove dopo un’apertura in forte
ribasso, in calo di otre 300 punti, il Down Jones è riuscito a risalire
brevemente in territorio positivo solamente per poi cadere nuovamente in
ribasso. Il 24 settembre tornò a riaffacciarsi il toro nelle borse
mondiali, vi furono rialzi notevoli: +7,07% a Milano, +4,06% a Londra,
+6,64% a Francoforte e +5,7% a Parigi; guadagni analoghi si verificarono a
Wall Street dove lo Standard & poor’s salì del 3,82%, il Down Jones
del 4,47% e il Nasdaq del 5,35%; non ci furono notizie particolari a
determinare tali rialzi soltanto la volontà di correggere gli eccessi al
ribasso dei giorni precedenti. L’indice della fiducia misurato dal
Conference Board subì in settembre la più brusca flessione in undici
anni, scendendo a quota 97,6 da quota 114 nel mese precedente. La
componente delle aspettative si arretrò da 93,7 a 79,2 e quella della
situazione e quella della situazione presente cadde da 144,5 a 125,2. Il
calo offrì nuove avvisaglie della recessione ormai prevista da molti
economisti, la fiducia degli americani si trovava al più basso livello
dall’ottobre del 1990, gli anni dell’ultima recessione, ed è stata
inferiore alle attese, ferma ad un calo tra i 100 e 105 punti. La spesa
dei consumatori ha sempre rappresentato i due terzi dell’attività
economica statunitense e già prima dell’offensiva terroristica aveva
mostrato battute d’arresto, pur rimanendo in grado di garantire sostegno
alla crescita. Le scosse provocate dall’undici settembre rischiavano di
congelare i consumi. Anche l’indice delle vendite al dettaglio preparato
dalla Bank of Tokyo Mitsubishi e dalla Ubs Warburg accusò un calo
dell’1,4% nella settimana degli attentati e una moderazione della
flessine allo 0,8% nei sette giorni successivi. Secondo la Bank of Tokyo
il clima risultava tanto fragile da indebolire tutti i comparti delle
vendite. Mentre le borse europee realizzavano il terzo consecutivo
importante rialzo, dopo aver passato due settimane da dimenticare. Eppure
gli operatori, anziché festeggiare, ritenevano viziata l’aria che si
respirava in quei giorni sui mercati azionari del vecchio continente. In
Europa le borse sembravano incuranti sia degli scenari macroeconomici poco
favorevoli sia dei segnali di incertezza che provenivano dalla borsa
americana; Infatti il clima di incertezza che si diffuse dopo gli
attentati coinvolse anche l’Europa. L’indice sulla fiducia delle
imprese in Germania, la più grande economia di Eurolandia, fu messo a
punto dall’Institut fur Wirtschaftsforaschung (info) calò bruscamente
in settembre a 85,0, da 89,5 in agosto, contro previsioni degli economisti
di 88,0. Fu un dato molto negativo che pesò anche sui mercati finanziari.
Nonostante la crisi, la Bce non ritoccò i tassi, procurando delle
reazioni negative soprattutto da parte della Wto che lanciò un allarme
riguardante il commercio mondiale che avrebbe sicuramente accusato un calo
dal 12% al 2%. Mentre i listini americani pian piano riuscirono ad
esorcizzare il nervosismo con i risultati migliori delle attese di alcune
delle società più quotate. |
Wall Trade Center, gli aerei di linea dirottati si sono appena schiantati contro le Twin Towers
Lunedì 17 settembre, l'America tenta di reagire alla catastrofe
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