GLI OBBIETTIVI PROGRAMMATICI PER IL 2004 E IL MEDIO PERIODO
 

 

 

 

 

 


Negli ultimi decenni le aspettative di vita degli italiani e la domanda di servizi sono aumentate,così come le necessità di istruzione e socializzazione.Queste nuove esigenze, però, non hanno ancora trovato compatibilità nel sistema pensionistico, nel mercato del lavoro e nel sistema scolastico per la mancanza di interventi strutturali,i quali determineranno,nel tempo,l’aggravarsi della situazione,creando squilibri nelle finanze pubbliche e frenando lo sviluppo dell’economia italiana.

Insieme all’aumento della necessità di una maggiore istruzione e professionalità,aumenta anche la domanda da parte delle famiglie per l’istituzione di centri che possano prendersi cura dei bambini con un’età inferiore ai 3 anni,in modo tale da facilitare l’entrata delle donne nel mondo del lavoro.Con il Libro Bianco, presentato dal Governo, si vogliono attuare le riforme necessarie alla risoluzione di tali problemi. La prima riforma, quella della scuola, serve ad adeguare il sistema educativo ad un’economia sempre più basata sulla conoscenza,riducendo l’età minima per frequentare la scuola materna e aumentando gli anni universitari.

L’allungamento della vita rappresenta grandi difficoltà per la reperibilità di risorse economiche da destinare al pagamento delle pensioni,agli istituti assistenziali e ai servizi sanitari. Il livello della spesa sociale in Italia è tra la più alta d’Europa e la riduzione del tasso di crescita dell’economia,rende più difficile reperire le risorse monetarie. Per assicurare un giusto equilibrio delle finanze pubbliche ed evitare che la pressione fiscale soffochi l’economia, è necessario perseguire il cammino delle riforme.

La riforma dell’istruzione a favore della ricerca e dell’innovazione è adottata per creare”la più competitiva e dinamica economia del mondo,basata sulla conoscenza”.

Le riforme del mercato del lavoro hanno introdotto maggiore flessibilità, producendo risultati molto positivi sull’occupazione e sul tasso di partecipazione femminile.

La riforma del sistema pensionistico mira a garantire l’erogazione delle pensioni sulla base di un sistema a capitalizzazione favorendo altresì la nascita delle cosiddette pensioni integrative ed incentivando l’allungamento dell’età pensionabile, in modo da ridurre le pensioni erogate e aumentare i contributi percepiti.

 

 

Negli ultimi anni lo sviluppo dell’economia italiana, è stato favorito da un sistema produttivo basato su un elevato numero di piccole imprese,che rappresentano ancora una risorsa preziosa per lo sviluppo economico del nostro Paese.Tuttavia le difficoltà derivano,soprattutto,da una sempre maggiore specializzazione in specifici settori,che vengono esposti alla concorrenza dei Paesi in via di sviluppo che producono a bassi costi e con meno vincoli giuridici.Le piccole imprese italiane devono spostare la propria attività verso comparti a più alta tecnologia,adottando le “know-how”, ma trattandosi di imprese perlopiù a conduzione familiare,che non possono quindi sostenere tutti i rischi commerciali e soprattutto non dispongono di grandi risorse economiche,si è pensato a meccanismi di rinnovamento accessibili a tutti.

Le aziende devono operare queste trasformazioni attraverso lo scambio di informazioni e la collaborazione con le altre imprese del mondo e attraverso l’aggiornamento tecnologico e gestionale.

 

Le previsioni di medio termine per la nostra economia,si basano sulla ripresa dei Paesi industrializzati,in modo tale da avere,in linea con gli altri Paesi europei, le prospettive di crescita,che,per tutto il periodo della previsione,tenderebbero a collocare il tasso di sviluppo intorno al 2%; i consumi acquisterebbero slancio grazie alla fiducia e agli incrementi del reddito disponibile e al miglioramento del mercato del lavoro.Gli investimenti fissi lordi mostrerebbero un certo incremento e la crescita degli scambi internazionali si trasformerebbe in una ripresa delle esportazioni, la cui elasticità contraddirebbe le ipotesi secondo le quali il Paese subirebbe un declino. Nonostante tali stime, in relazione al rafforzamento del quadro internazionale ed alla ripresa della domanda interna, l’andamento sarebbe inferiore a quello previsto nel DPEF del 2003 a causa della difficoltà della congiuntura internazionale e del negativo contributo delle esportazioni nette.

In assenza di interventi di politica economica, il divario tra output effettivo e potenziale si ridurrebbe lentamente; infatti l’attuazione delle politiche di riforma dei mercati dei beni e del lavoro, limita la crescita della produttività totale dei fattori, con conseguenze negative sulla competitività dell’economia italiana e sulle potenzialità di crescita endogena.

Le imprese italiane,nei prossimi anni, dovranno cercare di immettersi nel mercato cinese che è un’economia in fase di sviluppo,e allo stesso tempo far fronte alla concorrenza di quest’ultimo che sta ricalcando l’esperienza storica del Giappone.   

 

 

La competitività di un’impresa dipende dalla sua efficienza interna e da quella del contesto in cui opera. Uno dei vincoli principali allo sviluppo delle imprese italiane è la carenza delle infrastrutture. L’Italia accusa un notevole ritardo rispetto agli altri paesi europei in materia di trasporti e sistemi logistici; un ritardo che, è frutto del ridimensionamento delle spese pubbliche per infrastrutture avvenuto nella seconda metà degli anni novanta.

La carenza dei trasporti costituisce un freno all’espansione delle regioni più industrializzate e un impedimento allo sviluppo di quelle meno avanzate, in particolare nel mezzogiorno. L’inadeguatezza delle infrastrutture spinge le imprese italiane alla de-localizzazione all’estero.

L’obiettivo del governo è quello di innalzare il potenziale di sviluppo attraverso le riforme strutturali e il sostegno agli investimenti, in un contesto di equilibrio finanziario. Gli effetti delle riforme si esplicheranno gradualmente nei prossimi anni; nello scenario programmatico, infatti, la crescita del Pil prevista per il biennio 2004-05 sarà lievemente superiore da quella allineata nel quadro tendenziale; il divario aumenterà solo dello 0,5 per cento quando il tasso toccherà il 2.6 per cento. Gli interventi programmati del Governo cercano di incrementare il tasso di occupazione, la dotazione infrastrutturale e il livello di produttività totale dei fattori, elevando così la competitività e quindi la crescita potenziale del paese.

Con queste misure e con la domanda nazionale, si cerca di avere una crescita progressiva del Pil  programmatico nell’arco del triennio successivo.

Nel medio periodo l’aumento della competitività dell’economia italiana consentirà una maggiore crescita delle esportazioni. Il deficit corrente della bilancia dei pagamenti andrà progressivamente annullandosi nel corso del periodo di previsione. Il settore dell’industria darà un forte impulso alla crescita, registrando tassi all’ordine del 3 per cento della media del periodo, in particolare il settore delle costruzioni beneficerà dell’avvio delle opere di infrastruttura. All’interno del settore dei servizi, lo sviluppo sarà trasportato quasi esclusivamente dal settore privato, mentre quello pubblico risentirà della gestione più rigorosa della spesa corrente della P.A. Il tasso di disoccupazione si ridurrebbe progressivamente nel corso del 2007.

L’azione del Governo a favore del Mezzogiorno mira ad accrescere la produttività e la competitività dell’area, dando piena e forte attuazione al Quadro Comunitario di Sostegno, agli Accordi di Programma Quadro e alle decisioni assunte in sede di legge Finanziaria 2003 e nel CIPE del 9 maggio 2003.

Accelerazione della spesa in conto capitale per infrastrutture materiali e immateriali; rafforzamento istituzionale; miglioramento della qualità dei progetti e dei servizi: sono questi i tre strumenti con cui il Governo intende concorrere alla crescita della produttività e della competitività e conseguire, nella seconda metà del decennio, il duplice obiettivo di:

·        Una crescita del Mezzogiorno stabilmente al di sopra della media europea da metà decennio;

·        Un aumento del tasso di attività verso il 60 per cento a fine decennio.

Il tasso di crescita del Mezzogiorno potrebbe crescere gradualmente quando l’effetto sulla produttività del miglioramento in atto nelle istituzioni pubbliche e nella qualità delle infrastrutture e dei servizi potrà essere pieno. Rispetto alla media europea, la crescita del Mezzogiorno presenterebbe un eccesso positivo a partire dal 2005.

Dal punto di vista della quantità di risorse finanziarie pubbliche, tre sono le condizioni di questo scenario: alimentazione di nuove risorse nazionali aggiuntive nei Fondi per le aree sottoutilizzate adeguato; pieno utilizzo di tali risorse aggiuntive, nazionali e comunitarie; destinazione al mezzogiorno, in termini sia di competenza che di cassa. Quest’ultimo è l’obiettivo quantitativo più delicato. La quota di spesa in conto capitale destinata al Mezzogiorno della Pubblica Amministrazione, dopo il previsto assestamento, in parte “contabile”, del 2002 dovuto alla frenata degli incentivi e all’anticipo di investimenti pubblici nell’anno precedente, tornerebbe a crescere nel 2003. L’obiettivo verrebbe raggiunto negli anni finali del periodo.

Ai requisiti quantitativi dello scenario programmatico si affiancano, quelli qualitativi. Assunzione di provvedimenti in merito alla piena attuazione e, dove necessario, alla riprogrammazione degli interventi del Quadro Comunitario di Sostegno  e degli Accordi di Programma Quadro; Accelerazione della modernizzazione e degli incrementi di efficienza nelle Amministrazione regionali, soprattutto in quelle meno reattive alle azioni in corso; interventi per una maggiore efficienza ed efficacia degli incentivi secondo gli indirizzi: sono questi i principali impegni programmatici di questo documento a cui è legato il conseguimento degli obiettivi di crescita e occupazione.